“La perdita di un medico è sempre una sconfitta. L’Ospedale San Bortolo di Vicenza da oggi ha un professionista in meno: si tratta del primario di Neurologia, Francesco Perini, che ha scelto di lavorare in una struttura convenzionata. La lista dei medici che abbandonano le strutture ospedaliere venete per lavorare nel convenzionato (pubblico) o nel privato si allungano, rafforzando la preoccupazione dei cittadini che rappresentiamo. Parliamo di una emorragia che non rallenta e che, tra il 2019 e il 2021, ha riguardato in Veneto circa 1500 medici. Il problema non è solo un problema veneto e, in questo caso solo vicentino, lo sappiamo, come sappiamo benissimo che alla base della fuga di questi professionisti c’è soprattutto la mancata programmazione a livello nazionale. Ma ciò detto non possiamo non evidenziare ed essere portavoce della preoccupazione di cittadini che, quotidianamente, devono fare i conti, sulla propria pelle, per la difficoltà di prenotare visite od esami specialistici in tempi accettabili se non in possesso di precisi codici di priorità è per la difficoltà di effettuare interventi chirurgici in tempi opportuni e questo, va ricordato, accade proprio per la fragilità che permane sul numero del personale sanitario (in primis medici, ma non solo) attivo nel servizio pubblico ospedaliero”.
Sono le parole che Carola Paggin, coordinatrice provinciale di UIL Veneto Vicenza, ha espresso dopo aver appreso dalla stampa che un altro primario ha deciso di abbandonare l’ospedale vicentino, anche se non ancora in età pensionabile.
“A Vicenza – ha continuato – continuiamo a perdere pezzi in tutte le aree specialistiche e questo non va bene proprio perché a ricolmare i vuoti diventa sempre più complicato se non quasi impossibile. Con la Regione Veneto rimane aperto il tavolo di confronto e la collaborazione per riuscire a trovare soluzioni concrete e risposte efficaci per il territorio. Proprio lunedì scorso si è svolto un incontro tra i sindacati regionali, l’assessore Manuela Lanzarin e il DG della Sanità Massimo Annicchiarico. Un tavolo permanente che ci permette di monitorare costantemente la situazione e affrontare assieme le questioni, cercando le soluzioni migliori a vantaggio delle persone. La sanità veneta, quella ospedaliera pubblica, deve tornare ad essere attrattiva. I medici devono tornare numerosi nelle corsie degli ospedali e solo così le liste di attesa ritorneranno ad essere contenute, solo così i medici non saranno all’affanno coi turni di lavoro e riusciranno a riconquistare il rapporto medico-paziente che oggi vediamo sempre più minato. Ricordiamoci che, durante la pandemia Covid 19, i medici erano i nostri eroi, si leggeva questa considerazione in decine e forse centinaia di striscioni e messaggi online. Ora che il buio di quel periodo ha lasciato spazio alla luce della normalità, purtroppo ci siamo scordati quanto questi professionisti ci hanno dato, in termini di salute e sicurezza. La sanità veneta, soprattutto pubblica, è una risorsa non infinita che va protetta e su cui bisogna investire e tenere alta l’attenzione anche per dare garanzie alle future generazioni.”